Non è mai troppo tardi

Due giorni fa sono andato a vedere Julia and Julie. Del film hanno parlato già parecchi food blogger e non poteva essere altrimenti visto che è un film che parla di cibo e di blogging. Qui puoi leggere una recensione del film che condivido appieno.
Il film è veramente gradevole ed è un film perfetto per una grigia giornata di pioggia e, credimi, ne abbiamo avute parecchie qui negli ultimi tempi. Il film mi ha indotto a leggere, su wikipedia, la biografia di Julia Child.
Julia Child ha imparato a cucinare quando aveva 37 anni. E per i successivi 55 anni della sua lunga vita è stata in America un icona del buon cibo.
Ciò, per me che, spesso guardandomi indietro, considero la mia vita come un inutile spreco di tempo, è stato un grande messaggio di speranza.
Se ti capita vallo a vedere.

Come non si fa comunicazione aziendale.

Questo post è stato originato da quest’altro post di Makki sulle bottiglie SIGG di cui ero un proprietario soddisfatto (almeno prima di leggere il post). Per farla breve il CEO della SIGG ha scritto in una lettera che le proprie bottiglie contenevano bisfenolo-A. Il bisfenolo-A (2,2-bis(4-idrossifenil) propano) è una sostanza usata nel rivestimento in lattine, bottiglie di plastica, tettarelle, tubetti di dentifricio e la lista non è esaustiva; per quanto il suo uso sia consentito, si sospetta che possa avere effetti nocivi sulla salute umana: disturba il sistema endocrino, ed è un possibile cancerogeno a dosi elevate.

Una delle ragioni per cui compravo le lattine di polpa di pomodoro della Mutti – oltre che l’indiscutibile buona qualità del pomodoro – era il rivestimento “smaltato” delle lattine. Ho sempre pensato che fosse una cosa positiva, perché evitava il contatto del pomodoro (acido) con l’alluminio. Ammetto la mia ingenuità, ma non immaginavo che quel rivestimento bianco che si trova nelle lattine fosse policarbonato (che contiene Bisfenolo-A). Nel dubbio, esistono le email e i servizi consumatori così ho scritto questa mail al servizio consumatori della Mutti:

Spettabile ditta. Sono un vostro affezionato consumatore, lieto di poter acquistare i prodotti Mutti anche qui in Danimarca (li trovo in genere presso la catena di supermercati Irma). Di recente ho appreso (http://www.treehugger.com/files/2008/04/bpa-danger-from-cans.php) che molte lattine di cibi in scatola contengono BPE-A (bisfenolo-A)nel loro rivestimento interno. Vorrei sapere se il rivestimento delle lattine di polpa Mutti contiene BPE-A.

Cordiali saluti

Massimo Soldano

Mi sembrava di essere stato chiaro volevo solo sapere se le lattine mutti contenevano o no bisfenolo. Questa la risposta:

Spett.le sig Soldano, con la presente siamo a comunicare che secondo quanto previsto dalla normativa europea Direttiva 2004/19//CE l utilizzo di BisfenoloA è ammesso nei termini previsti dalla normativa stessa ed è un componente normalmente utilizzato dalla aziende produttrici di scatole in banda stagnata per la verniciatura interna. La normativa stabilisce che i livelli di migrazione specifica del Bisfenolo A nei prodotti alimentari non devono superare 0.6 mg/kg, tale valore ci viene garantito sia dalle nostre aziende fornitrici di barattoli che dalle nostre analisi.

Sperando di avervi fornito utili chiarimenti,

Cordiali saluti

Ora tralascio l’incipit (evidentemente qualcuno dormiva al corso di business writing, sognando Totò) ed il linguaggio incline al burocratese (“secondo quanto previsto dalla normativa xy”, tradotto in buon italiano: la normativa xy prevede).

Ma leggi forse la risposta alla mia domanda? cioè le lattine hanno o no il BPE-A nel rivestimento interno?

No, non c’è; in compenso il servizio consumatori della Mutti:

  1. non dice esplicitamente: nelle nostre lattine c’è il bisfenolo, ma dice “lo fanno tutti “.
  2. mi dà un informazione non richiesta (‘secondo le leggi europee puoi ingerire fino a 0,6 mg di bisfenolo per ogni kilo del tuo corpo’, sai che bello), dimenticando che sono io, consumatore, che decido quanto bisfenolo è il caso di ingerire.
  3. Mi dice che il bisfenolo presente nelle lattine migra nel pomodoro, ma che la quantità è inferiore ai parametri di legge (vedi numero 2),

Direi che no, non mi hanno fornito utili chiarimenti, ma una predica non richiesta sui limiti di legge per l’uso di certe sostanze nei prodotti destinati all’alimentazione umana. Per quanto mi riguarda passerò alla salsa in bottiglia di vetro (non necessariamente Mutti)

PS anche la capsula delle bottiglie contiene il famigerato bisfenolo, ma la quantita di prodotto a contatto con la capsula è decisamente inferiore di quella di una lattina

Alcuni consigli per la segale

Nils ha postato qui una serie di tips interessanti per chi panifica con la segale, in particolare per chi usa la pasta acida.

La segale ha caratteristiche del tutto diverse dal grano ed è talvolta piuttosto problematica per chi, come in Italia, è abituato a fare il pane con il grano.

Settembre andiamo è tempo di migrare

L´ultimo post di questo blog risale al lontano 24 luglio scorso, che per la rete è un tempo biblico.

Temo che non aggiornerò molto di frequente il blog. Sono capitate o meglio sono successe un po´ di cose nella mia vita che mi hanno tenuto impegnato in questi giorni. Mi sono sposato, e ho lasciato l’Italia e mi sono trasferito, come tanti terroni, al nord. C’è sempre un nord dove andare.

Comunque. Sono vivo e forse proprio per questo non scrivo?

il paese delle 1000 sagre

Forse non ci si rende conto dell’artificiosità della nozione di “regione”, finché non si tocca con mano quanto gli italiani siano fortemene ancorati ad un’unica e vera realtà comunitaria. Quella, appunto, del proprio comune (o della propria frazione del comune)

L’Italiano vive all’interno del proprio comune, abbandona il proprio comune per lavorare, o per andare in vacanza, ma immancabilmente ritorna al suo comune di provenienza. Anche se cambia paese, città, stato, continente, non è con l’Italia che conserva il suo legame ma con il suo comune di origine.

Il comune è il luogo delle sue abitudini alimentari, delle sue tradizioni, della sua sagra di paese, del suo pane.

Il declino di questo elemento della vita italiana, per ora si registra solo nelle aree metropolitanee nelle grandi città del nord, e si manifesta proprio con lo sparire di quegli elementi tipici invece dei comuni. Spariscono le tradizioni (il carnevale a Torino o il Natale Ambrosiano?) o si modificano o si deteriorano (Che fine ha fatto la michetta a Milano ed il maritozzo a Roma?)

Il boccone del prete

la salsa e la crosta

In pizzeria con l’amico Alberto. Noto che incomincia a mangiare la pizza dalla crosta, la stacca meticolosamente dal resto della pizza e la mangia. E esattamente il contrario di quello che faccio io.
In genere io taglio la pizza a spicchi ed inizio a mangiarla dal centro, riservandomi la crosta alla fine; preferisco gustarmi quando l’appetito è ancora ben desto la parte più gustosa e riservarmi la crosta alla fine. Alberto non la pensa come me. Una questione di gusti?

Strategie di sopravvivenza alimentare

Non è solo questione di gusti. A detta di Brian Wansink autore di Mindless Eating: chi è nato in una famiglia relativamente numerosa -come me che ho due fratelli- mangia la parte migliore all’inizio. Chi è figlio unico -come il mio amico- si riserva i bocconi migliori alla fine: può permetterselo, non avendo competitori che possano fregarglieli o con cui sia incoraggiato a dividerli.
Quando mangiate il boccone migliore?

Pane e cioccolato

pane_rustico_cioccolata1.jpg

Pane e cioccolato. Mi ricordo mia madre quando preparava la merenda, generose fette di pane casareccio, con un sottile strato di crema al cioccolato (per lungo tempo abbiamo ondeggiato tra Nutella e Ciaocrem, oggi siamo migrati verso lidi più artigianali) tirati più della sfoglia emiliana, più sottile del catrame sulla Salerno-Reggio Calabria.

Pomeriggi soleggiati passati a giocare a pallone, sembra il Mulino Bianco, me ne rendo conto. Ma è colpa mia se i pubblicitari per commercializzare prodotti, architettano sogni, derubando la vita?

Mic(c)a facile

Mi sembrava che l’idea di aprire un blog sul pane fosse una buona idea. Coniugare una passione emergente della mia vita, con un nuovo medium mi affascina.
Ma la cosa non si è rivelata facile facile, anzi.

Nutrire il bimbo

Già perché un blog è un impegno, è un po’ come la pasta acida, richiede attenzione costante, non puoi dimenticartene. Devi nutrirlo in continuazione altrimenti: altrimenti muore. Diventa un peso in più, e non ne abbiamo già tanti?
Si sta rivelando un esercizio molto più difficile di quello che pensavo, scrivere questo blog. Ma proprio perché mi appare difficoltoso penso che si possa imparare parecchio.

scrivere ricette

La prima difficoltà riguarda le ricette. Le ricette sono il classico esempio di scrittura standardizzata, che rispecchia un codice predefinito e nel quale c’è poco da innovare. Be’ scrivere una ricetta non è affatto così semplice. O meglio scrivere una ricetta che sia leggibile.

Ci sono tanti dettagli a cui non si bada nella realizzazione di un pane, ma che nel momento in cui ci si mette dalla parte di chi non è lì con te, questi dettagli non sono così intuitivi. Cosa si fa? si lascia libertà a chi legge o si descrive meticolosamente tutto. Inoltre la scrittura di una ricetta è una scrittura che richiede preparazione (ma quale scrittura non richiede preparazione?); bisogna avere le immagini pronte, il testo consequenziale; e chiaro.

Scrittura per sé o per gli altri

La scrittura per se stessi è molto diversa dalla scrittura per gli altri. Il tono è completamente diverso. Il blog in quanto diario si presta ad una scrittura per se stessi. Ma in quando diario che tutti possono leggere è anche formulabile come scrittura per gli altri.

Non so ancora bene che tono e che direzione prenderà questo blog, ma ad occhio e croce credo scrivere per se stessi, anche se più problematico e probabilmente meno efficace, sembra più semplice da realizzare. Posso provarci. E questo post in fondo è il primo esempio.